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Fermata #78 - Mining a rischio attacco?
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Fermata #78 - Mining a rischio attacco?

Il mining di Bitcoin si sta centralizzando: non è una buona notizia. Quanto è concreto il rischio di censura della rete? La soluzione c'è e si chiama Stratum V2: i dettagli

Andreas Antonopoulos, uno dei primissimi divulgatori del settore nonché autore di Mastering Bitcoin e Mastering the Lightning Network, prevedeva in tempi non sospetti che un domani il mining di Bitcoin sarebbe stato alla portata di tutti. Elettrodomestici, dispositivi wearable come smartwatch e smart glasses, tutti in grado di fare mining con microchip specializzati.

Se un tale scenario potrebbe poi non essere così lontano dalla realtà che ci attende, oggi siamo ancora nel capitolo genesi di Bitcoin, per cui le cose stanno molto diversamente. Il mining si sta centralizzando. La sola pool Foundry USA coordina il 34% dell’hash rate1. Se si aggiunge AntPool, la cui quota è del 17%, si arriva già al 51% della potenza computazionale globale di Bitcoin: in mano a due sole pool. A sottolineare il problema è stato recentemente anche il noto sviluppatore Peter Todd, che su Twitter ha scritto: “Abbiamo davvero bisogno che i miner si spostino da Foundry a pool più piccole”.

“Bitcoin è morto”. “Il mining è finito”. “Regoleranno Bitcoin”. “Arriverà la censura”.

Già vi sento. Calma. Per capire quali siano le implicazioni - e quali le soluzioni - serve fare un passo indietro, ripassando il concetto di “pool mining”.

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