Fermata #277 - Facile come un'e-mail
Spiral lancia gli indirizzi uman readable senza introdurre terze parti fidate. Si potranno inviare BTC a stringhe simili a indirizzi email senza compromettere la privacy
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C’è un’eterna domanda tra i neofiti: “Una volta comprati, cosa posso comprare con questi bitcoin?”
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La sera della Vigilia di Natale, Marco decide di inviare un regalo in bitcoin a sua sorella. Apre il wallet sul telefono e, invece di copiare e incollare l’indirizzo classico, una lunga stringa alfanumerica, digita un semplice indirizzo simile a un’email: anna@famiglia.it. In un click invia 100.000 sats ad Anna in pochi secondi.
Nessun panico da “ho sbagliato un carattere”: l’indirizzo ha senso, è un nome e un dominio, non una stringa indecifrabile.
A poche ore dalla pubblicazione della fermata #277, Spiral - la divisione dedicata allo sviluppo open-source di Block (l’azienda fintech fondata da Jack Dorsey) - ha annunciato un’iniziativa chiamata provvisoriamente “Address Protocol”. E dunque, da vostro umile servitore, ho deciso di rimandare la puntata già programmata e riscriverne una da zero all’ultimo minuto perché questa, cari lettori, è una notizia davvero significativa.
L’idea è molto semplice: abbandonare gli attuali indirizzi Bitcoin a favore di identificatori umani: alias simili a un indirizzo email o a un handle social. Secondo Spiral, questi Human Bitcoin Addresses (HBAs) - il nome proposto per lo standard Bitcoin Improvement Proposal 353 - possono “rendere l’invio di bitcoin semplice quanto inviare un’email”. Il nuovo protocollo si basa su uno standard aperto che utilizza il sistema DNS di Internet per trasformare un indirizzo Bitcoin complesso in un alias leggibile del tipo utente@dominio.
Come funziona?
Togliamo fin da subito ogni dubbio: BIP 353 non richiede alcun soft-fork. Introduce gli HBAs come livello di astrazione sopra gli schemi di pagamento esistenti. Aggiunge nel DNS del proprio dominio un record speciale, firmato con DNSSEC per garantirne l’autenticità, che contiene le “istruzioni di pagamento” verso di lui. Tali istruzioni possono rappresentare sia un indirizzo on-chain che un’invoice Lightning. Quando qualcuno vuole ricevere bitcoin, il suo wallet o servizio genera un alias HBA e lo collega ai suoi dati di pagamento. Chi deve pagarlo non ha bisogno di chiedere alcun indirizzo o invoice: basta inserire l’alias del ricevente nel proprio wallet, il quale effettua una query DNS per risolvere l’alias e ottenere i dettagli tecnici necessari.
Qui viene il bello: tutto avviene automaticamente, senza bisogno di un server intermediario. Si sfrutta l’infrastruttura distribuita del DNS e la sicurezza di DNSSEC assicura che nessuno possa manomettere le informazioni. In questo design non esiste un terzo intermediario che possa intercettare o sostituire gli estremi di pagamento. Il risultato è un indirizzo “umano” unico dietro cui possono coesistere più forme di pagamento Bitcoin: on-chain e off-chain.
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Vogliono toglierci lo pseudonimato?
Già vi vedo strapparvi le vesti: vogliono eliminare lo pseudonimato da Bitcoin! Fermi tutti.
Dal punto di vista di privacy e resistenza alla censura, l’Address Protocol migliora rispetto alle precedenti soluzioni. Non essendoci un server centralizzato che instrada i pagamenti, non c’è un singolo ente che possa tracciare gli utenti o bloccare transazioni scomode. Gli alias HBA sono in pratica solo record DNS – pubblici un po’ come un elenco telefonico decentralizzato – ma i dettagli delle transazioni rimangono nei canali Bitcoin/Lightning, protetti dalla crittografia end-to-end. Inoltre, grazie a schemi come PayNym/Silent Payments integrabili, si evita il riutilizzo di indirizzi anche avendo un alias statico, mantenendo alta la privacy on-chain.
Per quanto riguarda la resistenza alla censura, il protocollo non introduce nuovi punti vulnerabili: bloccare un alias equivarrebbe a censurare un intero dominio internet, una mossa drastica e poco praticabile in larga scala.
Usabilità e accessibilità migliorate significano barriere cognitive più basse: poter dire “mandami i soldi a mario@bitcoin” invece di doversi scambiare un indirizzo bc1q... elimina un fattore di intimidazione per i nuovi utenti. Riducendo il gergo tecnico visibile, Bitcoin può presentarsi più come una normale app di pagamento, pur mantenendo la robustezza sottostante.
Naturalmente, molto dipenderà dall’adozione da parte di wallet e servizi. La buona notizia è che i segnali sono positivi: Phoenix – uno dei principali wallet Lightning non-custodial – ha già implementato il supporto sperimentale agli HBAs; decine di applicazioni Bitcoin supportano l’invio a offerte BOLT-12; e persino Cash App (57 milioni di utenti attivi) ha indicato che sta lavorando all’integrazione.
Se questo sforzo avrà successo, potremmo assistere a un salto di qualità nell’esperienza d’uso: pagare in bitcoin diventerebbe invisibile ed elementare, con i pagamenti che fluiscono attraverso app, Paesi e valute usando nomi leggibili. Gli utenti non dovranno più preoccuparsi di address, invoice, reti o layer – esattamente come dovrebbe essere. L’Address Protocol di Spiral ambisce a portare Bitcoin un passo più vicino a questa visione, in cui libertà d’uso e facilità d’uso avanzano di pari passo.



