Fermata #274 - Core, Knots e il possibile split
Arriva BIP 444, la proposta di soft-fork temporanea che potrebbe portare a uno split della blockchain. Una nuova guerra, alimentata da fuochi di paglia e argomentazioni infantili, travolge Bitcoin
Annuncio sponsorizzato
C’è un’eterna domanda tra i neofiti: “Una volta comprati, cosa posso comprare con questi bitcoin?”
Più o meno tutto, grazie a Bitrefill. Quanto ci vuole, per esempio, per acquistare un buono benzina direttamente da un wallet Lightning non-custodial? 30 secondi: vedere per credere.
Con Bitrefill puoi comprare voucher per prodotti e servizi direttamente in bitcoin (on-chain o Lightning). Oltre 10.000 opzioni di voucher disponibili in 180 Paesi. La creazione di un account Bitrefill non è obbligatoria, ma richiede solo un’e-mail e una password, nessuna verifica dell’identità.
Usa il codice “BITCOINTRAIN“ durante la creazione dell’account o al checkout per un extra-cashback del 10% sui tuoi acquisti.
Bitcoin Core vs Bitcoin Knots, nuovo capitolo di una battaglia a colpi di fiammiferi. Avviso ai naviganti: vincerà chi riuscirà ad accendere il fuoco di paglia più maleodorante, ma l’effetto su Bitcoin - indipendentemente dall’esito finale - sarà pressoché insignificante.
E’ questo il motivo che, negli ultimi mesi, mi ha tenuto così lontano da un dibattito che ha ben poco di merito, fin troppo di metodo. Core vs Knots è ormai Milan vs Inter, Lega vs PD. Le parti gridano slogan sempre più iperbolici per attrarre l’attenzione verso di loro e denigrare gli avversari, le discussioni razionali sulla tecnologia sono quasi introvabili. Insomma, una noia mortale. Un dibattito esageratamente fiat.
Fatta questa premessa, affrontiamo inevitabilmente il nuovo capitolo della soap opera.
Core vs Knots
Velocissimo contesto per chi non fosse aggiornato: la release della versione 30 di Bitcoin Core ha rimosso lo storico limite di 83 byte sui dati OP_RETURN, permettendo di includere fino a ~1 MB di dati arbitrari per output. Questa modifica ha scatenato timori immediati: con più spazio disponibile, un attore malevolo può incidere nella blockchain contenuti illegali, ad esempio materiale pedopornografico, aumentando, secondo i detrattori, il rischio legale per chi gestisce un nodo. In generale, al di là della tipologia di contenuto, la modifica rende più facile la scrittura on-chain di transazioni non finanziarie e, dunque, spam.
Uno sviluppatore pseudonimo, “Dathon Ohm”, ha risposto a queste paure pubblicando il Bitcoin Improvement Proposal 444 (BIP 444), denominato “Reduced Data Temporary Softfork”. Si tratta di una proposta di soft fork della durata di un anno che reintroduce limiti stringenti ai dati nelle transazioni (in pratica un rollback parziale di Core v30): massimo 83 byte per OP_RETURN, scriptPubKey ridotti a 34 byte, push di dati limitati a 256 byte, disabilitazione di versioni script inutilizzate e restrizioni a Taproot (di fatto bloccherebbe le Inscription).
I sostenitori di BIP 444
La proposta ha trovato appoggio in una piccola ma agguerrita fazione di bitcoiner, tra cui il veterano Luke Dashjr e anche Bitcoin Mechanic, entrambi coinvolti nella mining pool Ocean. Costoro dipingono BIP 444 come necessario baluardo legale e morale per proteggere Bitcoin. In sintesi sostengono che:
Contenuti illegali on-chain = rischio legale per i nodi: se qualcuno incorporasse materiale criminale (es. CSAM) nelle transazioni, ogni full node sarebbe costretto a scaricarlo e conservarlo, esponendo potenzialmente l’operatore a responsabilità penali.
Soft fork come soluzione “morale”: BIP 444 propone di prevenire a monte l’inclusione di dati non finanziari nei blocchi, ripristinando temporaneamente i vecchi limiti. Secondo gli autori, questa misura difende la “neutralità legale” di Bitcoin in attesa di regole meno restrittive in futuro. In parallelo, il linguaggio del BIP lancia un monito etico: “C’è un impedimento morale e legale a qualunque tentativo di rifiutare questo soft fork… Rifiutarlo potrebbe comportare conseguenze morali o legali e portarvi a splittare in un altcoin come Bcash” recita la bozza. Luke Dashjr ha rincarato la dose dichiarando che un eventuale fork contrario equivarrebbe a “difendere la pedopornografia”.
I critici di BIP 444
La reazione di gran parte della comunità Bitcoin è stata fortemente negativa. I Core Dev e non solo accusano BIP 444 di essere un attacco ai principi di neutralità e volontarietà di Bitcoin, mascherato da emergenza morale.
Inoltre, un approfondito thread su X pubblicato da Mononaut lo scorso 12 novembre ha messo in luce incongruenze e debolezze sia tecniche che logiche della proposta e delle giustificazioni addotte dai suoi sostenitori. I punti salienti delle critiche sono:
Core v30 non ha abilitato nulla di nuovo. Il rischio esisteva già: l’allarme secondo cui Bitcoin Core v30 avrebbe improvvisamente permesso la distribuzione di materiali pedopornografici è tecnicamente fuorviante. Inserire dati arbitrari nella blockchain era possibile anche prima, sebbene con più frammentazione. Già da anni utenti creativi usano script di transazione elaborati, campi di witness Taproot o output fittizi per memorizzare informazioni on-chain, anche senza utilizzare OP_RETURN.
BIP 444 introduce poi un rischio di confisca indiretta di fondi tramite transazioni prefirmate e bloccate nel tempo (nLockTime). Anche se il BIP esenta gli UTXO pre-attivazione, non protegge scenari come protocolli d’eredità basati su Taproot: al momento della pubblicazione futura, le transazioni potrebbero risultare invalide sotto le nuove regole, rendendo i fondi inaccessibili.
BIP 444 non elimina davvero il problema: anche ammesso, e non concesso, che vi sia un rischio concreto, i paletti introdotti da BIP 444 sarebbero aggirabili. La proposta si limita a proibire alcuni canali noti di inserimento dati (OP_RETURN oltre 83 byte, certe istruzioni Taproot, etc.), ma restano altri modi per codificare informazioni in una transazione Bitcoin. Ad esempio, nulla impedirebbe di sfruttare output legacy creati prima del soft fork - BIP 444 contiene una clausola di esenzione per le UTXO pre-attivazione, che potrebbe fungere da scappatoia - oppure di spezzettare un file in molti output piccoli, o usare script più creativi non coperti dalle nuove regole.
Illegalità come feature: un altro punto debole è la premessa secondo cui se verranno inseriti materiali illegali su Bitcoin, i gestori dei nodi correranno rischi giudiziari e Bitcoin morirà. Il punto della resistenza alla censura è esattamente quello di non dover rendere conto a un’autorità per ciò che si fa girare sul proprio nodo. Con la grande maggioranza di nodi che girano sotto Tor, individuare i noderunner è del tutto utopico e - in termini molto chiari - se Bitcoin dovesse risultare legale per funzionare, non avrebbe alcun senso di esistere.
Annuncio sponsorizzato
Con Relai acquistare Bitcoin non è mai stato così facile.
Relai è un servizio rigorosamente Bitcoin-only e, soprattutto, non-custodial. Gli euro inviati tramite bonifico o carta a Relai vengono convertiti automaticamente in bitcoin e trasferiti sul tuo wallet preferito: esterno o quello creato nell’app: in entrambi i casi sei tu ad averne il controllo.
Relai offre piani di accumulo automatizzati e commissioni a partire dallo 0,9%, oltre a singoli ordini con commissioni dello 0% per un massimo di €100 mensili. Se sei un individuo ad alto patrimonio o hai un’azienda e vuoi gestire volumi ampli, rivolgiti a Relai Private o a Relai Business.
Scarica l’app da qui e inserisci il codice “FEDERICO”.
Il probabile soft-fork e il potenziale chain-split
Semplificando, ecco le due fazioni (per un approfondimento adeguato sul tema, rimando alla fermata #264, dedicata in modo specifico al racconto delle due fazioni, nda).
Da un lato Dashjr & Co., che considerano Bitcoin un sacro registro monetario da proteggere da ogni contaminazione non finanziaria e dalla possibile (ri)comparsa di contenuti illegali.
Dall’altro Core Mainteiner e Core Developer, secondo cui Bitcoin è una piattaforma neutrale in cui i filtri non funzionano e, quindi, tanto vale rimuoverli. Anche questa è un’opinione estremamente discutibile, così come è discutibile la modalità con cui i Core Maintainer hanno deciso di eliminare il limite di default a OP_RETURN, in quella che è stata una catastrofe comunicativa a tutto tondo e che li ha fatti passare come dei wannabe amministratori delegati, nonostante sia evidente che non abbiano un tale potere.
Ma al netto di tutto questo, quali potrebbero essere le conseguenze reali di BIP 444?
Ricordo che un soft fork è una modifica delle regole di consenso che rende invalide alcune cose che prima erano permesse, senza però consentire nulla di nuovo che prima fosse vietato. Questo approccio è considerato retrocompatibile: i nodi non aggiornati - che non leggono quindi le nuove regole - continueranno a vedere valida la blockchain post-soft fork finché la maggioranza dei miner rispetta le nuove restrizioni. Infatti, ogni blocco prodotto sotto le regole più rigide del soft fork è sicuramente conforme anche alle vecchie regole, visto che le vecchie erano più permissive.
Nel caso di BIP 444, le regole proposte (limiti di 83/34/256 byte, ecc.) rendono non validi alcuni blocchi che finora sarebbero stati validi. Ma un blocco che rispetta BIP 444 (ossia privo di transazioni con dati arbitrari fuori limite) non infrange alcuna regola precedente: quindi un nodo che non adotta BIP 444 lo accetterebbe comunque. Questa compatibilità superficiale fa sì che un soft fork non generi immediatamente una catena separata come invece farebbe un hard fork. Un hard fork infatti amplia o modifica le regole rendendo validi blocchi che prima sarebbero stati respinti – ciò spezza inevitabilmente la catena tra chi aggiorna e chi resta indietro. Col soft fork, invece, la speranza è di aggiornare gradualmente la maggior parte di nodi e miner, imponendo le nuove restrizioni senza che i restanti creino una vera spaccatura.
Tuttavia, BIP 444 è un soft fork decisamente atipico. Di solito i soft fork Bitcoin (come SegWit o Taproot) venivano proposti per aggiungere funzionalità o risolvere problemi tecnici ben identificati, e solo dopo lungo dibattito si attivavano con un ampio consenso. Qui invece si propone un soft fork rapido e “di principio”, toccando questioni di policy e non un bug tecnico. Proprio questa caratteristica lo rende altamente conteso a livello di consenso: agisce sulle regole fondamentali in risposta a un disaccordo ideologico, il che è un terreno minato per Bitcoin.
La proposta, presentata informalmente a fine ottobre, non ha seguito il percorso standard di discussione sulla mailing list degli sviluppatori Bitcoin Core. Nonostante ciò, il suo autore e i supporter stanno delineando una timeline di attivazione aggressiva. In base al draft pubblicato su GitHub, il soft fork sarebbe temporaneo (durata un anno) e prevede la seguente modalità di attivazione:
Attivazione proattiva (programmata): inserire un flag day nel codice - un’altezza di blocco specifica - dopo la quale i nodi con BIP 444 attivo inizieranno a rifiutare qualsiasi blocco non conforme alle nuove regole.
Ora, il problema è che, essendo BIP 444 estremamente divisivo, è verosimile che il soft-fork possa naufragare in un chain split, ovvero una scissione della rete Bitcoin in due blockchain incompatibili.
Il problema nasce se una parte della rete adotta le nuove regole, mentre altri le ignorano. Immaginiamo che una minoranza di miner e un gruppo di nodi applichino BIP 444, ma la maggioranza dei miner e utenti resti sulla strada tracciata da Bitcoin Core. A quel punto, appena un blocco contenente transazioni “vietate” dalle nuove regole viene minato, i nodi con BIP 444 lo rifiuteranno. Dal loro punto di vista, quel blocco è invalido, quindi smetteranno di seguirne la catena e cercheranno la “vera” catena altrove, costruendo un blocco alternativo senza il contenuto incriminato. Nel frattempo, per i nodi non aggiornati il blocco originale è perfettamente valido e rimarranno sulla catena principale.
Ecco che si materializzano due versioni divergenti della blockchain: una che include il blocco con dati arbitrari (seguita dalla maggioranza “Core”) e una che lo esclude (seguita dai fautori di BIP 444). In altre parole, avremmo un fork della rete.
Molti hanno già paragonato questa situazione potenziale al fork del 2017 (Bitcoin vs Bitcoin Cash), sebbene le dinamiche siano profondamente diverse. L’effetto tangibile, però, potrebbe essere simile: due Bitcoin diversi in circolazione e la necessità per utenti e imprese di scegliere quale seguire o di ritrovarsi con due token.
Che dire, cari lettori. Nel caso si verificasse questa eventualità, avreste due bitcoin diversi tra cui poter scegliere. E’ piuttosto evidente, a mio personalissimo avviso, che la versione vincente sarebbe quella di Core e che il tentativo di BIP 444 naufragherebbe malamente. Potrei però sbagliarmi.
Potrebbe quindi essere un’ottima occasione per aumentare il vostro patrimonio in bitcoin, vendendo quelli della catena che perderà e convertendoli in quella che vincerà. Ma potrebbe anche essere l’occasione per decimare il patrimonio se doveste scegliere quella sbagliata. Così come potreste scegliere la stasi, mantenendo entrambi e non esponendovi ad alcuna turbolenza. A voi la scelta ma, mi raccomando, informatevi debitamente prima di prendere posizione.
Non indossate la maglietta del Milan o dell’Inter.



