Fermata #268 - L'ossimoro monetario
Per Deutsche Bank Bitcoin troverà spazio nelle riserve delle banche centrali entro il 2030: analisi del report dell'istituto tedesco e di vantaggi e svantaggi per i monopolisti della moneta
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Lo aveva ipotizzato Saifedean Ammous nel suo bestseller Il Bitcoin Standard. Oggi Deutsche Bank ne parla come una concreta possibilità. E’ l’idea - di per sé ossimorica - che le banche centrali inseriranno bitcoin tra le proprie riserve.
Il colosso finanziario tedesco ha pubblicato negli ultimi giorni un report intitolato Bitcoin vs. Gold: The Future of Central Bank Reserves by 2030, fornendo per l’appunto anche una data: 2030.
Nel report, gli analisti Marion Laboure e Camilla Siazon spiegano perché gli asset alternativi stiano guadagnando attenzione nelle riserve ufficiali. La quota del dollaro USA nelle riserve globali è in calo strutturale: era circa il 60% nel 2000, ma è scesa a solo il 43% nel 2024, segnando un evidente trend di de-dollarizzazione. L’oro è il beneficiario principale di questa rotazione: nel 2025 il metallo giallo è salito di oltre il 40% e le banche centrali sono state protagoniste, comprando quantità record: un sondaggio del World Gold Council del 2025 indica che il 43% delle autorità monetarie prevede di aumentare le riserve auree nei prossimi 12 mesi, e il 95% si aspetta un aumento generale delle riserve globali di oro. Ma l’oro potrebbe non essere l’unica risposta.
Il report di Deutsche Bank traccia un parallelo storico interessante: ricorda che anche l’oro, oggi considerato unanimemente un asset rifugio, ha attraversato fasi di volatilità e scetticismo pubblico prima di conquistare il suo status attuale. Ad esempio, tra il 1978 e il 1980 il prezzo triplicò per poi crollare di oltre il 60% nei due decenni successivi, passando per la brusca correzione del 2013 (-28%) che fece parlare della “fine dell’età dell’oro”. Bitcoin, dal canto suo, ha vissuto cicli simili di euforia e caduta ma nel lungo periodo ha continuato a crescere di ordine di grandezza in ordine di grandezza. Per Deutsche Bank questa evoluzione ricorda la traiettoria dell’oro nel XX secolo: da asset guardato con scetticismo a pilastro riscoperto di stabilità post-2008. Allo stesso modo, il documento suggerisce che lo scetticismo odierno verso Bitcoin potrebbe lasciare il posto a una più ampia accettazione col tempo, mano a mano che maturano il quadro regolamentare, le condizioni macroeconomiche e la familiarità degli investitori.
Volatilità in calo
Gli analisti notano che potremmo star assistendo all’inizio di un “disaccoppiamento” di Bitcoin dalla sua reputazione speculativa: storicamente, fasi di rally erano accompagnate da picchi di volatilità, mentre negli ultimi mesi i picchi del prezzo sono arrivati con volatilità in contrazione. In altre parole, Bitcoin si sta comportando in modo più simile a un asset macro di lungo termine, con oscillazioni percentuali più contenute man mano che la sua capitalizzazione cresce e l’adozione si allarga.
Anche sul fronte liquidità di mercato si registrano miglioramenti: uno dei timori era che Bitcoin, pur essendo scambiato globalmente, non avesse mercati sufficientemente liquidi per consentire a una banca centrale di entrare o uscire senza muovere il prezzo. Ma secondo Kaiko Research la profondità di mercato di BTC è in aumento continuo: nel maggio 2025 la liquidità sui principali exchange USA ha toccato un massimo storico, con ben $290 milioni di ordini nel book entro l’1% dal prezzo medio, segno di book order più spessi e maggiore capacità di assorbimento, anche grazie all’ingresso di attori istituzionali e strumenti come gli ETF.
Gli analisti di Deutsche Bank si aspettano un’ulteriore discesa della volatilità di Bitcoin nel tempo, parallela a quanto avvenuto per l’oro nel suo percorso di secolarizzazione.
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La convenienza per le banche centrali
Al di là del report, proviamo ad analizzare i potenziali vantaggi e svantaggi per una banca centrale che decidesse di includere Bitcoin nelle proprie riserve.
I vantaggi
Apprezzamento storico e rendimento atteso: Bitcoin è l’asset con la miglior performance dell’ultimo decennio, dunque come l’oro negli ultimi 50 anni potrebbe offrire un upside significativo a lungo termine.
Diversificazione e copertura contro inflazione e rischi geopolitici: Bitcoin, essendo scollegato dalle politiche monetarie nazionali, potrebbe fungere da assicurazione contro errori di politica economica o crisi valutarie. Per paesi preoccupati dalla propria dipendenza dal dollaro, detenere Bitcoin offre una via di fuga dal sistema finanziario dominato da altre valute.
Gli svantaggi
Implicazioni ideologiche e di fiducia: formalmente la missione di una banca centrale dovrebbe essere quella di garantire la stabilità della moneta e la fiducia in essa. Decidere di detenere bitcoin potrebbe essere letto, politicamente, come un implicito riconoscimento del fallimento delle valute fiat. In altre parole, se una banca centrale accumula uno strumento alternativo non emesso da se stessa, potrebbe inviare al pubblico il messaggio che persino l’istituzione garante della moneta cerca rifugio altrove. Adottare Bitcoin significherebbe accettare un sistema in cui la politica monetaria del Paese è parzialmente vincolata da un asset deflattivo globale fuori dal suo controllo. È un sacrificio di sovranità monetaria che pochissimi saranno pronti a fare, almeno volontariamente.
Resistenze internazionali e coordinamento: il sistema finanziario globale è cooperativo. Se un grande Paese deviasse accumulando bitcoin, potrebbe incontrare opposizione da parte di partner e organismi internazionali (Fmi, Bis, ecc.), preoccupati per il vacillare dell’establishment. Non è un caso che l’Fmi abbia usato il pugno duro contro El Salvador e la sua banca centrale.
Da un lato c’è la logica economica dell’innovazione e della diversificazione finanziaria, dall’altro c’è la logica politico-istituzionale di conservazione del paradigma attuale. Il bilanciamento di questi fattori varia da Paese a Paese. Non a caso i primi ad abbracciare Bitcoin sono stati paesi piccoli o con caratteristiche particolari - El Salvador con un presidente outsider, il Bhutan con esigenze specifiche legate all’eccesso di produzione di energia elettrica . Le grandi economie, custodi dello status quo, hanno finora opposto più resistenza alla prova dei fatti, se escludiamo le dichiarazioni di facciata degli Stati Uniti.
Il rapporto Deutsche Bank giunge alla conclusione che entro il 2030 oro e Bitcoin potrebbero coesistere nei bilanci delle banche centrali, come asset complementari di riserva. Gli analisti sottolineano che c’è spazio per entrambi: l’oro manterrà verosimilmente il ruolo dominante nelle riserve ufficiali, ma Bitcoin potrebbe guadagnarsi un posto accanto ad esso come hedge aggiuntivo contro inflazione e rischi geopolitici. Ma per gli autori del documento né Bitcoin né l’oro sostituiranno il dollaro come principale valuta di riserva perché gli Stati Uniti difenderanno la propria sovranità monetaria e il biglietto verde fino alla fine.
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