Fermata #265 - Il Regime UE
Il 14 ottobre il Consiglio UE voterà il regolamento che potrebbe sferzare un colpo mortale alla privacy dei cittadini europei. Cos'è Chat Control, cosa prevede e come funziona.
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Metterci le manette per proteggerci da noi stessi.
E’ questa, nelle sue mille sfumature assunte nel corso della storia, la solfa che ha portato a sempre crescenti restrizioni delle libertà individuali. Nelle ultime settimane si fa un gran parlare di Chat Control, la proposta di regolamento europeo il cui obiettivo dichiarato sarebbe quello di “prevenire e lottare contro l’abuso sessuale sui minori”. Impossibile non condividerne la buona intenzione, si potrebbe pensare. Ma quando si tratta di nuovi regolamenti è sempre bene guardare dietro le quinte e capire se l’obiettivo è davvero quello annunciato oppure se si tratta della solita scusante per stringere il cappio attorno al collo dei cittadini. Indovinate qual è la risposta?
Proviamo ad approfondire.
Presentata l’11 maggio 2022 dalla Commissaria UE Ylva Johansson, Chat Control dichiara l’intento di creare un quadro unico che obblighi tutte le piattaforme digitali a individuare e segnalare materiale pedopornografico online. In altre parole, tutti i servizi di comunicazione elettronica - messaggistica, e-mail, social media, cloud, hosting - sarebbero tenuti a scansionare i contenuti privati degli utenti, persino quelli oggi protetti da crittografia end-to-end.
E’ immediatamente chiaro come dietro la retorica della tutela dei bambini si nasconda un meccanismo di sorveglianza di massa senza precedenti. Chat Control impone un controllo obbligatorio su tutte le comunicazioni private digitali, un’ispezione automatizzata e indiscriminata di ogni messaggio, foto o video che inviamo. Di fatto, equipara le conversazioni di milioni di cittadini onesti a potenziali scene del crimine.
Un simile approccio minaccia direttamente i diritti fondamentali sanciti dalla Carta UE, in particolare il diritto alla vita privata e alla segretezza delle comunicazioni (Articolo 7). Ma come verrebbe essere implementata una misura così drastica? Capiamolo.
Analisi tecnica di Chat Control
In pratica, tutte le piattaforme online dovrebbero passare al setaccio - tramite algoritmi specifici - ogni messaggio testuale, ogni foto, ogni video, alla ricerca di materiale considerato illecito. Questa scansione si applicherebbe in maniera preventiva e indiscriminata: non su basi mirate o in presenza di sospetti specifici, ma su qualunque comunicazione di chiunque.
Si prospetta infatti l’introduzione di client-side scanning per aggirare la crittografia end-to-end: messaggi e file verrebbero analizzati direttamente sul telefono o computer prima della cifratura, così da poter essere controllati nonostante l’apparente sicurezza crittografica. In sostanza, si obbligherebbero le aziende tecnologiche a inserire backdoor deliberate nei loro sistemi di cifratura. Servizi di messaggistica come Signal dovrebbero scegliere tra compromettere la propria crittografia o ritirarsi dal mercato europeo. Non è un caso che la fondazione di Signal abbia già dichiarato che potrebbe essere costretta ad abbandonare l’UE piuttosto che sabotare la sicurezza del proprio servizio.
Analizziamo i tre pilastri tecnici della proposta:
Rilevamento di immagini pedopornografiche già note;
Individuazione di nuovi materiali d’abuso mai visti prima;
Rilevazione di comportamenti di grooming - ovvero adescamento di minori- nelle chat.
Per il materiale noto, solitamente si utilizzano hash crittografici di foto e video illegali, confrontandoli con i file degli utenti. Questa tecnologia può funzionare in molti casi, ma i malintenzionati possono eluderla con modifiche minime alle immagini, e resta comunque il fatto che ogni file di ogni utente deve essere controllato per vedere se corrisponde a un hash proibito.
Per i nuovi contenuti pedopornografici, entrano in gioco algoritmi capaci di riconoscere nudità e scene di abuso: qui l’inaffidabilità è drammatica. I sistemi di machine learning generano altissimi tassi di errore quando cercano di discernere immagini lecite da illecite fuori da un contesto ben definito. Basti pensare alla miriade di foto di bambini - magari nudi al mare o in situazioni familiari del tutto innocenti - che potrebbero scatenare falsi allarmi.
Infine, per il grooming testuale si dovrebbero analizzare semanticamente tutte le conversazioni alla ricerca di schemi sospetti di adescamento – un compito quasi impossibile senza produrre innumerevoli falsi positivi dato che linguaggio e relazioni umane non sono riducibili a rigidi schemi algoritmici.
In tutti e tre i casi, la tecnologia attuale non è in grado di operare con l’accuratezza necessaria in un contesto così universale.
Implicazioni per la privacy e i diritti individuali
E’ inutile girarci intorno: siamo di fronte alla prospettiva di una sorveglianza di massa permanente delle comunicazioni private – qualcosa che l’Unione Europea, almeno ufficialmente, ha sempre rigettato e condannato quando praticato da regimi autoritari o persino da stati democratici terzi. Basti ricordare lo scandalo NSA e la sorveglianza globale rivelata da Edward Snowden: l’UE insorse contro la raccolta indiscriminata di dati personali da parte delle agenzie americane. Ora Bruxelles rischia di imporre internamente una misura simile. Questo approccio capovolge il principio fondamentale della nostra civiltà giuridica: la presunzione di innocenza e il diritto a non essere sottoposti a perquisizioni o intercettazioni senza fondati motivi. Chat Control equivale a perquisire digitalmente la corrispondenza di 450 milioni di persone senza alcun mandato.
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Non cadiamo nell’equivoco: la protezione dei bambini dalla violenza sessuale è un fine sacrosanto, ma non può diventare il grimaldello per scardinare la privacy di tutti. Il principio è antico e valido: chi è pronto a rinunciare alla libertà essenziale per ottenere una temporanea sicurezza non merita né libertà né sicurezza. In questo caso, la sicurezza promessa è peraltro illusoria, mentre la perdita di libertà è certa e permanente. Chat Control istituzionalizza la sorveglianza di massa, qualcosa che associavamo ai regimi totalitari del Novecento o alle distopie letterarie, e la normalizza all’interno di uno scenario sedicente democratico.
L’Unione Sovietica intercettava sistematicamente la posta dei cittadini; la Stasi nella Germania Est schedava minuziosamente le conversazioni telefoniche e le vite private di milioni di persone; la Cina di oggi applica il tristemente noto Great Firewall. Chat Control appartiene a questa triste famiglia di strumenti liberticidi, portandone all’estremo l’automazione e la capillarità. Come affermano più di 500 tra i massimi crittografi e ricercatori di sicurezza nel loro appello ai governi UE, un sistema del genere è non solo tecnicamente irrealizzabile, ma costituisce un vero “pericolo per la democrazia”, destinato a “minare completamente” la sicurezza e la privacy di tutti i cittadini.
Il regolamento proposto da Bruxelles rappresenta una visione paternalistica e oppressiva della società, dove al cittadino non è concessa fiducia né sfera di autonomia: ogni bit della sua comunicazione deve essere scrutinato per il cosiddetto bene comune, come se la libertà individuale fosse un lusso pericoloso.
Il voto in Consiglio UE
Il regolamento Chat Control non richiede unanimità: in Consiglio si applica la regola della maggioranza qualificata, cioè il 55% degli Stati membri (almeno 15 su 27) che rappresentino il 65% della popolazione UE. Per bloccarlo serve una minoranza di blocco di almeno quattro paesi che insieme superino il 35% della popolazione.
Il voto formale è atteso per il 14 ottobre 2025. Dopo l’eventuale via libera del Consiglio, il testo passerebbe al trilogo con Parlamento e Commissione per la versione definitiva.
Sul fronte politico, circa 14 Stati membri (tra cui Francia, Italia e Spagna) sostengono la proposta, mentre 9 paesi – tra cui Austria, Paesi Bassi, Belgio, Finlandia e Repubblica Ceca e Polonia – hanno espresso una netta contrarietà. Alcuni Stati chiave, come la Germania, non hanno ancora preso posizione definitiva: la loro scelta sarà determinante per l’esito.
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