Fermata #264 - Fare luce nel caos di OP_RETURN
La radicalizzazione del dibattito sui filtri anti-spam in Bitcoin Core ha eliminato le analisi lucide e ha rafforzato i catastrofismi. Facciamo chiarezza in una materia diventata troppo divisiva.
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Se pensavate che il dibattito nella comunità Bitcoin fosse più acuto e informato rispetto al resto del mondo vi sbagliavate di grosso.
Esseri umani soggetti a bias, come tutti gli altri: questo sono i bitcoiner. Il dibattito sul limite del campo OP_RETURN, sterile in gran parte delle sue forme, si protrae da mesi e, più il tempo passa, più le parti si radicalizzano. Sempre meno spazio all’approfondimento e sempre più spazio agli attacchi ad personam.
Questa puntata vuole provare a mettere i puntini sulle i: ignorare gli insulti, le bandiere e i catastrofismi sul futuro di Bitcoin in base alla visione della vicenda.
Sebbene il dibattito partisse già da prima, ad accendere ulteriormente i toni è stata la decisione dei maintainer di Bitcoin Core – il client principale per gestire un nodo Bitcoin – di rimuovere lo storico limite di ~80 byte per l’opcode OP_RETURN nella prossima release, v30.0.
L’OP_RETURN è un’istruzione nello script di Bitcoin che permette di includere piccole quantità di dati arbitrari in una transazione; questi output sono provably unspendable (cioè non spendibili) e tradizionalmente venivano limitati in dimensione per evitare l’abuso. Finora, Bitcoin Core era impostato di default (ma personalizzabile da ogni utente) con un limite massimo di 80 byte in un solo OP_RETURN per transazione, proprio come filtro anti-spam. La nuova modifica – proposta su GitHub dal developer Peter Todd con la Pull Request #32359 – intende eliminare questo cap del tutto, permettendo di scrivere nei campi OP_RETURN fino al limite tecnico massimo: circa 4 MB per output, essenzialmente l’intera capienza di un blocco. In parallelo verrebbe anche tolta la restrizione di un solo OP_RETURN per transazione, consentendo quindi multipli output di dati arbitrari nella stessa transazione.
I motivi addotti dai proponenti di Core sono la semplificazione del codice (rimuovere eccezioni arbitrarie) e l’adesione al principio di neutralità delle transazioni. Dal loro punto di vista, se una transazione è valida per le regole di consenso e paga le fee richieste, non dovrebbe essere scartata a livello di software solo perché contiene dati non finanziari. Peter Todd e altri sviluppatori hanno anche sottolineato che gli output OP_RETURN non inquinano l’UTXO set - non creano quindi output spendibili da conservare in memoria a lungo termine - e che i limiti attuali sono comunque facilmente aggirabili – come di fatto è avvenuto con la moda delle Inscriptions.
In pratica, utenti e progetti intenzionati a scrivere grandi quantità di dati su Bitcoin hanno già trovato workaround (spesso meno efficienti), quindi il cap di 80 byte risulta un ostacolo poco efficace e aggirabile. Inoltre, dato che i dati via OP_RETURN non beneficiano dello sconto SegWit, permettere OP_RETURN più grandi significa obbligare a pagare fee piene per includere dati: un deterrente economico contro lo spam indiscriminato.
Con queste argomentazioni, a fine aprile i Core dev hanno approvato il cambio di policy per includerlo in Bitcoin Core v30 attesa per ottobre 2025.
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I Pro-Filters
Lo schieramento di chi si dice a favore dei filtri anti-spam vede l’uso di Bitcoin principalmente come sistema monetario e teme che l’apertura alla memorizzazione di dati arbitrari minacci l’integrità e la sostenibilità della rete. Molti di loro hanno trovato un punto di riferimento in Bitcoin Knots, un client alternativo per nodi Bitcoin mantenuto da Luke Dashjr. Bitcoin Knots è un software che implementa le stesse regole di consenso di Bitcoin Core ma offre policy più restrittive. In particolare, integra filtri anti-spam configurabili: consente ai nodi di rifiutare a livello di mempool transazioni considerate indesiderate, come quelle che incorporano molti dati arbitrari (Ordinals, Stamps, token BRC-20, ecc.) Luke Dashjr ha persino impostato in Knots un limite più severo per OP_RETURN (circa 42 byte invece degli 80 byte di Core) per filtrare ancora più dati. Da questa parte del dibattito Bitcoin Knots è visto come un baluardo per difendere Bitcoin dalla spazzatura, in contrapposizione a Bitcoin Core che a loro avviso starebbe abdicando a questa difesa.
Bitcoin, per i pro-filters, deve preservare la scarsità di spazio del per le transazioni finanziarie, non essere usato come un generico database. Dal lato pratico, Luke Dashjr e i suoi sostenitori hanno adottato misure concrete: oltre a promuovere l’uso di Bitcoin Knots tra i node runner, Luke ha lanciato Ocean, una mining pool che si propone di minare blocchi puliti, cioè senza transazioni che includano Ordinals o dati considerati spam. L’idea è mostrare che, se abbastanza miner e nodi applicano filtri, certi usi indesiderati possano venire emarginati. Tuttavia, al momento Ocean è un attore minoritario e la maggior parte dei miner rimane agnostica/atea: inseriscono tutto ciò che paga fee, indipendentemente dal contenuto, pur di massimizzare il profitto. Ciò indebolisce l’efficacia reale dei filtri: anche se molti nodi Knots non rilanciano le transazioni sporche nel gossip network, queste trovano comunque la strada nei blocchi perché nodi non filtranti o canali diretti coi miner le portano avanti.
Resta il fatto che il passaggio da Core a Knots è una mossa soprattutto simbolica: non è un caso che la progressiva radicalizzazione del dibattito abbia portato a un notevole aumento dei download di Knots. Dal quasi 0% del network di inizio 2024, si è passati circa il 15% dei nodi mondiali a settembre 2025.
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Gli Anti-Filters
Sul fronte opposto, troviamo coloro che supportano la decisione di Bitcoin Core e abbracciano una visione più permissiva e neutral riguardo all’uso della blockchain. Per questa fazione, Bitcoin è un protocollo aperto il cui valore fondamentale è la neutralità: se qualcuno paga la commissione richiesta, ha il diritto di far includere nel blocco i dati che vuole, senza che i developer o i node operator si ergano a giudici del merito delle transazioni. In altre parole, vedono il mercato delle commissioni di mining come il meccanismo naturale per regolare cosa entra nei blocchi: il concetto di spam è relativo per loro, perché ciò che per qualcuno è inutile per altri può avere valore, e l’unico criterio oggettivo in un sistema permissionless è il costo (fee) che si è disposti a pagare.
Gli esponenti di questa fazione sottolineano come Bitcoin sia sempre stato usato per includere dati creativi o non strettamente transazionali – sin dal genesis block di Satoshi con il famoso titolo del Times, fino a varie scritte, messaggi, addirittura preghiere religiose (come quelle scritte, ironia della sorte, proprio da Luke Dashjr nel 2014 via OP_RETURN).
Inoltre, con l’avvento di SegWit e Taproot, la realtà tecnica è che chi vuole caricare dati pesanti lo può fare comunque, come dimostrato dalle immagini e addirittura video game on-chain durante la mania degli Ordinals nel 2023. Dal loro punto di vista, meglio rendere questa pratica ufficiale e gestibile invece di lasciarla come hack: togliere il limite su OP_RETURN sposta tali usi in un canale più trasparente e costoso, quindi usato più responsabilmente.
Tra i sostenitori di questa linea troviamo molti noti sviluppatori e imprenditori bitcoiner. Peter Todd, autore della proposta, ha spiegato che i vecchi limiti erano arbitrari e complicavano inutilmente il codice, senza reali benefici, visto che la gente li bypassava. Gloria Zhao, Core mainteiner, ha pubblicamente difeso la scelta affermando che imporre filtri morali alle transazioni non è compito degli sviluppatori: “pretendere che Bitcoin Core prevenga certe transazioni dall’esser minate riflette un fraintendimento del rapporto tra utenti e sviluppatori open-source”.
Un mantra spesso ripetuto da questa fazione è che il block space è un mercato libero: se davvero un uso inutile inizia a intasare blocchi e far salire le fee, il mercato riassegnerà lo spazio alle transazioni finanziarie con maggior valore, e gli spammer si auto-escluderanno perché diventerebbe costoso. In pratica, lasciano che sia la dinamica domanda/offerta di spazio blocco a decidere.
Alcuni paragonano questi tempi a quelli delle Block Size Wars del 2017. Ignoranza o partitismo. Nel 2017 c’era di mezzo la scalabilità futura di Bitcoin, oggi molto di meno. Non c’è il rischio immediato di un hard fork o di una spaccatura della rete: la rimozione del limite OP_RETURN riguarda le regole di standardness e relay, non le regole di consenso. Ciò significa che i nodi Bitcoin Knots, pur non inoltrando transazioni con OP_RETURN grandi, accetteranno comunque i blocchi che le contengono (perché dal punto di vista del consenso tali transazioni sono valide).
Come evidenzia Giacomo Zucco in un suo recente tweet, Bitcoin sopravvivrà gli scenari che si apriranno con l’introduzione della versione 30.
Quanto a chi vi scrive, non ho mai nascosto la simpatia verso coloro che supportano la conservazione dello status-quo. Non strizzo certamente l’occhio all’adozione di Knots, un client che, per quanto open-source, è mantenuto da pochissimi sviluppatori. Non amo l’idea di eliminare completamente i filtri che, finora, male non hanno fatto. Hanno contribuito indubbiamente all’individuazione dei workarounds sopracitati, meno efficienti ma anche molto limitatamente utilizzati, per cui manterrò la versione attuale di Bitcoin Core, senza aggiornare alla 30.0.
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