Fermata #256 - Really Good Bitcoin
Dopo anni di attesa, RGB, acronimo di Really Good Bitcoin, è live sulla Mainnet di Bitcoin. Caratteristiche della tokenizzazione off-chain e differenze con Ordinals, Rune e spam on-chain.
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Dopo anni di attesa, lo scorso 17 luglio è stato lanciato sulla Mainnet di Bitcoin il protocollo RGB, nella sua versione 0.11.1. In termini pratici, questo significa che ora chiunque può creare, inviare e gestire asset digitali - come stablecoin, Nft, azioni tokenizzate, ecc. - su Bitcoin e Lightning Network e senza un’impronta on-chain eccessiva.
Gli asset emessi tramite RGB, infatti, sono ancorati alla blockchain di Bitcoin, ma la loro gestione avviene off-chain tramite validazione cosiddetta client-side, eliminando così la necessità di fidarsi di terze parti o validatori esterni. Solo un piccolo hash crittografico viene registrato sulla blockchain, fungendo da impronta dell’asset, mentre tutto il resto - lo stato dei token, le transazioni, la logica dei contratti - viene verificato privatamente dagli utenti coinvolti.
Alcune aziende del settore hanno fiutato il potenziale: è stata recentemente costituita la RGB Protocol Association con il supporto, tra gli altri, di Bitfinex (Tether), Fulgur Ventures e Plan ₿ Network.
Ma cos’ha RGB di così diverso rispetto a tutti quei protocolli nati negli ultimi anni per consentire la tokenizzazione su Bitcoin e definiti da molti - chi vi scrive compreso - attacchi per facilitare lo spam sulla timechain?
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La corsa alla tokenizzazione e il mito delle shitcoin
Negli ultimi anni il mondo finanziario tradizionale ha mostrato un interesse crescente per la tokenizzazione di asset reali. Banche e istituzioni stanno sperimentando emissioni digitali di titoli di debito, obbligazioni e stablecoin, tutto costruito sopra a “blockchain private” - un’espressione che si contraddice da sola - o shitcoin come Ethereum, Solana o Algorand. Ad esempio, in Italia Cassa Depositi e Prestiti e Intesa Sanpaolo hanno condotto nel 2024 la prima emissione di un digital bond su “blockchain”, mentre negli Stati Uniti un consorzio dei maggiori gruppi bancari (JPMorgan, Bank of America, Citi, Wells Fargo) sta preparando una stablecoin.
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Su Bitcoin, fin dal 2015, da Counterparty in poi, si è sempre cercato dei modi per creare asset, come gli Nft. I casi più eclatanti negli ultimi tempi sono quelli di Ordinals e token BRC-20. Gli Ordinals, lanciati a inizio 2023 da Casey Rodarmor e spiegati per bene nella fermata #80, hanno introdotto un sistema per iscrivere dati arbitrari su singoli satoshi. In pratica, usando la parte di witness di una transazione Bitcoin, è possibile aggiungere immagini, testi o video direttamente nella blockchain: nasce così un Nft su Bitcoin, totalmente on-chain. Nel giro di pochi mesi, sono state effettuate oltre 46 milioni di Inscription, alcune capaci di saturare l’intero spazio del blocco in cui erano pubblicate. Questo ha portato le commissioni di transazione nella primavera 2023 a livelli che non si vedevano dal 2017.
Sull’onda di Ordinals, è nato lo standard BRC-20 per creare token fungibili su Bitcoin attraverso iscrizioni di piccoli file JSON. Le inefficienze sono notevoli: ogni trasferimento BRC-20 richiede ben 3 transazioni on-chain (due di preparazione – commit e reveal – più quella di trasferimento effettivo). Per ovviare ad alcuni problemi, lo stesso Rodarmor ha poi proposto un nuovo protocollo chiamato Runes: a differenza di BRC-20, Runes usa un modello UTXO-based (più coerente con Bitcoin) e salva i metadati in un unico output OP_RETURN da 80 byte per transazione. Ciò significa che con Runes serve 1 transazione per fare un trasferimento di token, riducendo l’impronta on-chain rispetto a BRC-20, ma rendendo comunque impossibile la scalabilità in caso di alta adozione.
RGB e la transizione off-chain
L’approccio di RGB è diverso, prima di tutto per la client-side validation.
Invece di sfruttare i miner e i full node per verificare ogni regola di uno smart contract (come avviene su Ethereum), in RGB tutta la logica viene eseguita off-chain dai client degli utenti. Bitcoin viene usato solo come strumento di timestamp e ordering: le transazioni on-chain contengono un riferimento crittografico (un commitment in forma di hash) che attesta l’avvenuto trasferimento di un certo asset, ma i dettagli della transazione (quale asset, quale quantità, da chi a chi) viaggiano fuori dalla blockchain. In pratica, gli utenti RGB formano una sorta di network P2P a parte: quando Alice invia un token RGB a Bob, crea off-chain una prova crittografica dell’avvenuto trasferimento e la condivide con Bob; allo stesso tempo, include nel suo prossimo output Bitcoin un hash che impegna tale prova. I full node Bitcoin vedono solo un hash casuale, ma grazie a quell’hash Bob può in qualsiasi momento dimostrare a terzi (o eventualmente a un arbitraggio on-chain) di essere il nuovo proprietario del token in questione.
In altre parole, il grosso del lavoro computazionale e di storage non viene svolto da tutti i full node Bitcoin. Questo approccio off-chain rende la soluzione molto più scalabile: la blockchain si limita a conservare un piccolo riferimento per transazione (pochi byte), invece di megabyte di dati. Dal punto di vista della privacy, poi, è un buon passo avanti: gli osservatori esterni non hanno alcuna visibilità su quali asset vengano trasferiti o in quali quantità, vedono solo comuni output Bitcoin con script Taproot contenenti quello che potrebbe essere qualsiasi dato random. Solo i partecipanti a uno scambio di token (o chi avesse accesso alle prove crittografiche) conoscono i dettagli.
RGB è progettato sin dall’inizio per funzionare con il Lightning Network. In pratica, così come si possono inviare satoshi via LN, diventa possibile inviare token RGB attraverso canali denominati in quel token. Questo significa che stablecoin come USDT – una volta emesse in formato RGB – potranno essere spostate da un utente all’altro istantaneamente, con fee di pochi sat, e con la sicurezza aggiuntiva che se qualcosa va storto si può sempre riscattare l’asset on-chain.
L’integrazione con Lightning differenzia nettamente RGB dagli approcci on-chain e apre la strada alla cosiddetta DeFi su Bitcoin: si pensi a DEX off-chain come Kaleidoswap, prestiti, derivati e altri contratti programmabili scambiati tramite canali Lightning con asset RGB, il tutto senza congestionare la blockchain. Insomma, gli shitcoiner potranno divertirsi portando liquidità su Bitcoin ma evitando di intasare i blocchi: un compromesso niente male.
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Grazie, ottimo come sempre! Secondo te che scusa useranno per giustificare ancora l'esistenza delle shitcoin e della finta DeFi ? Ritieni che sia questione di tempo prima che scompaiano, o l'umanità è così stupida che potrebbe continuare a credere al marketing pressante degli shitcoiner per decenni? In teoria adesso si potrebbe fare TUTTO solo con Bitcoin, giusto?