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Fermata #131 - La Bce porta avanti l'euro digitale: gli aggiornamenti

Al termine del periodo di ricerca, Francoforte ha stabilito che proseguirà con 2 anni di preparazione per mettere le basi giuridiche e tecnologiche per l'euro digitale. Non è una buona notizia

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Avanti con l’euro digitale. A stabilirlo è stata la banca centrale europea lo scorso 18 ottobre, che con un comunicato stampa ha annunciato la volontà di lanciare la fase di “preparazione” della tecnologia. La decisione arriva al termine dei due anni della fase di ricerca, in cui Francoforte ha selezionato vari player fintech nel settore dei pagamenti per ipotizzare il design della futura CBDC (Central Bank Digital Currency) comunitaria.

Anche la fase di preparazione, che partirà l’1 novembre 2023, durerà due anni e culminerà con la decisione definitiva relativa all’effettivo lancio dell’euro digitale. Se tutto dovesse procedere secondo i piani di Francoforte, il lancio definitivo della Cbdc avverrebbe tra fine 2025 e inizio 2026.

Come specifica la stessa Bce sul proprio sito:

La probabile struttura dell’euro digitale, spiegata in questo video, viene per ora confermata in gran parte, con alcune rilevanti modifiche.

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L’app della Bce e "l’inclusività finanziaria”

Diversamente da quanto emerso dai paper pubblicati periodicamente dall’Eurotower durante la fase d’investigazione - in cui si prefigurava una struttura di back-end chiamata N€XT in mano alla Bce e più strutture di front-end sviluppate dalle banche commerciali - nel documento conclusivo pubblicato il 18 ottobre si parla anche di un’interfaccia gestita direttamente da Francoforte.

Le due opzioni, analizzando il documento, non sono pensate come mutualmente esclusive ma convivrebbero in nome di quella che la banca centrale definisce “inclusività finanziaria”. Chi non avesse accesso a un conto bancario potrebbe utilizzare l’euro digitale direttamente all’app della Bce. Inoltre, scrive l’istituzione finanziaria:

Tale soluzione permetterebbe di estendere la sorveglianza economica - ora limitata a chi ha accesso a transazioni digitali - anche a chi è escluso dal sistema finanziario tradizionale. Una grande soluzione di inclusività!

I tradeoff di privacy - offline

Il paper dell’Eurotower fa una netta distinzione tra pagamenti offline e pagamenti online quando tratta l’argomento privacy. La prima modalità garantirebbe una riservatezza superiore rispetto alla seconda.

Stando a quanto scrive l’autorità, quando utilizzato offline l’euro digitale fornirebbe un livello di privacy più elevato per i pagamenti di basso valore effettuati in prossimità fisica, in linea con il loro profilo di rischio inferiore. I pagamenti offline non comporterebbero la condivisione di dati di transazione con i fornitori di servizi di pagamento (PSP), la banca centrale o qualsiasi altro fornitore di servizi di supporto.

I tradeoff di privacy - offline

Per quanto riguarda i pagamenti online, la bozza prevede un trattamento “coerente con le normative sulla protezione dei dati, la privacy e le regole AML/CFT (Anti-Money Laundering/Combating the Financing of Terrorism)”.

Attualmente, gli utenti di qualsiasi servizio di pagamento digitale regolamentato devono identificarsi presso il proprio PSP prima di poter iniziare a utilizzare tali servizi. Secondo la proposta di Francoforte, l'onboarding ai servizi di euro digitale verrebbe trattato in modo simile ad altri servizi di pagamento digitale. Insomma, se non era affatto difficile da prevedere, arriva la conferma che l’euro digitale sarà fruibile esclusivamente tramite l’espletamento delle pratiche KYC.

La prospettiva del limite al risparmio

Se in base alle dichiarazioni del membro della Bce Fabio Panetta pare che l’istituzione non voglia imporre limitazioni su dove, quando e chi pagare con l’euro digitale - “le banche centrali emettono denaro, non buoni o voucher”, aveva detto - l’intenzione sembra però quella di stabilire un limite al saldo da mantenere sul proprio wallet.

Sebbene Panetta abbia in passato ipotizzato un limite al risparmio di €3000, dal paper emerge che la banca centrale è ancora lontana dallo stabilire la quantità esatta. Come spiegato nella fermata #103, Francoforte dovrà prestare molta attenzione a questo dato perché qualora troppo capitale venisse conservato in euro digitali le riserve bancarie potrebbero risentirne, portando nel peggiore dei casi a una corsa agli sportelli e a una conseguente crisi del sistema bancario tradizionale.

Bitcoin è la resistenza

Uno strumento di pagamento regolato che potrà essere utilizzato per i pagamenti tra individui privati, presso i commercianti fisici, per l’e-commerce e per i servizi governativi. Uno strumento che, se spinto dall’alto tramite la legislazione, avrebbe le potenzialità per raggiungere una diffusione senza precedenti e in tempo record. Una capillarità e una penetrazione nel tessuto sociale che pochi altri strumenti hanno ottenuto.

Per qualcuno, queste caratteristiche potrebbero essere entusiasmanti. Ma chi abbraccia i valori di privacy e libertà individuale non potrà che rigettare una moneta pensata per indebolire ulteriormente una già claudicante riservatezza dei pagamenti. Una moneta che - la Bce ci tiene sempre a sottolineare, quasi in maniera paranoica - non sostituirà il contante ma lo affiancherà: excusatio non petita, accusatio manifesta.

L'avanzata dell’euro digitale contribuirà a costruire il modello di società orwelliana che da decenni sognano gli economisti keynesiani. Incentivi e disincentivi, premi e punizioni calati dall’autorità per tentare, in modo sempre più efficiente, di coordinare centralmente il comportamento degli individui.

Il credito sociale di stampo cinese è molto più vicino di quanto pensiamo, cari lettori, e costituisce il sogno bagnato dei collettivisti. Resistere è un dovere morale, oggi facilmente perseguibile grazie a Bitcoin. Fare opt-out non è mai stato così semplice: quello che potrebbe sembrare uno scontro impari dipende, in realtà, solamente dalla volontà di imparare a conoscere quanto meglio il funzionamento di Bitcoin. Perché sì: Bitcoin fixes this.

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