Fermata #248 - Satoshi o Bitcoin?

BIP 177 suggerisce di cambiare la denominazione minima di Bitcoin da "satoshi" a bitcoin, eliminando l'idea che un bitcoin sia composto da 100 milioni di satoshi. Contesto, pro e contro.

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Il problema dello unit bias

Bitcoin è “troppo costoso”, pensano tanti nuovi arrivati o, come vengono chiamati in gergo, pre-coiner. Vengono di fatto scoraggiati dal prezzo unitario e dall’idea di dover acquistare un intero bitcoin. Questo fenomeno psicologico è noto come unit bias – la tendenza a preferire di possedere un’unità intera di un asset a basso costo piuttosto che una piccola frazione di un asset dal valore.

Lo unit bias porta i più inesperti a ritenere una shitcoin dal prezzo di pochi centesimi più abbordabile o con maggiore potenziale rispetto a 0,001 BTC, semplicemente perché possono comprarne unità intere invece che decimali.

Dover utilizzare otto cifre decimali per rappresentare piccoli importi è macchinoso e alimenta l’idea che Bitcoin non sia pratico per i pagamenti di tutti i giorni. Alcuni nuovi utenti, vedendo ad esempio che con €50 ottengono solo 0,0002 BTC, possono sentirsi esclusi o scoraggiati, senza realizzare che stanno comunque acquistando valore equivalente a 20.000 satoshi. In sintesi, il “pregiudizio delle unità” può frenare l’adozione di Bitcoin da parte dei non esperti, sia come riserva di valore che come mezzo di scambio.

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La proposta BIP 177: contenuti e obiettivi

John Carvalho - CEO di Synonym - ha pubblicato la BIP 177: Ridefinizione dell’unità di base di Bitcoin”, non tanto per affrontare lo unit bias, come spiegato in seguito, quanto per facilitare, a sua detta, la chiarezza.

Presentata come draft lo scorso 23 aprile, BIP 177 suggerisce di ridefinire l’unità di misura predefinita di Bitcoin eliminando l’attuale convenzione del punto decimale. In pratica, un satoshi verrebbe rinominato “1 bitcoin” e diventerebbe la principale unità di riferimento. Ciò significa che ciò che oggi chiamiamo 1 BTC (un bitcoin intero) equivarrebbe a 100.000.000 di nuovi bitcoin. La modifica sarebbe puramente di rappresentazione: non cambia alcuna regola di consenso né la contabilità, ma solo il modo in cui i valori vengono espressi all’utente finale.

BIP 177 è proposto come miglioramento informational e non richiede alcun hard fork o modifica del protocollo. L’adesione sarebbe volontaria e di natura principalmente culturale. Come spiegato dallo stesso Carvalho, “il ledger resta identico, stiamo solo cambiando l’etichetta sullo schermo”. I 21 milioni di BTC (circa 2,1 quadrilioni di satoshi) rimangono intatti a livello di Consenso. Ma nel caso la proposta trovasse terreno fertile, 21 milioni di BTC equivarrebbero a 2,1 quadrilioni di “bitcoin” base.

Sostenitori della proposta e argomentazioni a favore

John Carvalho è il capofila della proposta: il Ceo di Synonym sostiene che l’idea nasca da considerazioni di usabilità e chiarezza, più che da intenti di marketing o volontà di attirare il grande pubblico: “BIP 177 è un’iniziativa volta a prevenire fraintendimenti sul funzionamento di Bitcoin, offrendo agli utenti maggiore chiarezza” ha dichiarato in un’intervista a Decrypt, aggiungendo che molti presumono erroneamente che lui voglia “correggere lo unit bias o attrarre un pubblico più ampio, ma non sono un promotore evangelico di Bitcoin”.

Un endorsement di peso è arrivato da Jack Dorsey, co-fondatore di Twitter e Ceo di Block. Dorsey ha scritto su X che il termine ‘sat’ è inadeguato e rappresenta un ostacolo per le persone comuni nell’acquistare e utilizzare Bitcoin. In un altro commento, Dorsey ha definito i satoshi “confusionari per chi si avvicina ora a Bitcoin”, sostenendo che “i bit di bitcoin sono meglio, e chiamarli direttamente bitcoin è la soluzione migliore”.

Il riferimento ai “bit” riprende un’idea già circolata in passato - la denominazione di 1 μBTC, un milionesimo di BTC, pari a 100 satoshi, come “bit” - , e suggerisce che la nuova unità base potrebbe essere chiamata colloquialmente “bit”. Lo stesso Carvalho ha indicato la possibilità di adottare un nuovo ticker, ad esempio BIT, per rappresentare l’unità di base rinominata, così da evitare confusioni nelle quote. In ogni caso, sia Dorsey sia Carvalho concordano sul fatto che semplificare la suddivisione di Bitcoin in unità intere migliorerebbe l’esperienza utente.

I sostenitori della proposta, in generale, minimizzano i rischi di confusione o i timori culturali. Carvalho e altri notano che molti wallet hanno già introdotto la visualizzazione in satoshi (numeri interi) per semplificare le transazioni di piccolo importo, e che persino app come Bitkit hanno dimostrato la fattibilità di un’interfaccia “sats-only” senza incidenti. La proposta BIP 177, in effetti, sarebbe perlopiù una standardizzazione di pratiche già in uso in alcune nicchie: “Se un wallet può già conteggiare i sat, può anche mostrare numeri interi. Far vedere ₿1230 invece di 0,00001230 BTC è solo un cambiamento nell’interfaccia grafica”, nota Carvalho in un suo blogpost su Medium.

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I principali oppositori e le critiche

Accanto alle voci favorevoli, numerosi esponenti della comunità si oppongono strenuamente a BIP 177, sollevando sia obiezioni pratiche sia riserve di natura comunicativa e culturale.

Un aspetto caro a molti oppositori è la difesa del potere comunicativo dei 21 milioni. Sin dalla sua nascita, Bitcoin ha basato parte della propria narrazione sulla scarsità: la frase “ci saranno solo 21 milioni di Bitcoin” è entrata nell’immaginario collettivo come garanzia di rarità e riserva di valore. Spostare il riferimento principale a 2,1 quadrilioni di unità (i nuovi “bitcoin” base) viene visto da alcuni come un indebolimento del messaggio.

Per Parker Lewis, lo scenario ribalterebbe la percezione: parlare di “2,1 quadrilioni di bitcoin” suonerebbe ai più come un’enormità quasi inflazionistica. Il podcaster Bram Kanstein sostiene che la mossa vanificherebbe oltre 15 anni di sforzi educativi che hanno spiegato chiaramente come “1/100.000.000 di Bitcoin è un satoshi. Un dollaro ha 100 centesimi, 1 Bitcoin ha 100.000.000 di satoshi. Non è un concetto complesso”.

Di fatto i critici puntano il dito su quella che viene definita una soluzione apparente a un falso problema. Educare il pubblico all’idea che esistono centesimi, millesimi o centomilionesimi di unità farebbe parte dell’alfabetizzazione finanziaria di base; molti ritengono più proficuo spiegare cosa sia un satoshi piuttosto che sconvolgere tutto il sistema di riferimento. Cory Klippsten, Ceo di Swan Bitcoin, ha definito la proposta inutile: a suo avviso il concetto di satoshi non è affatto più difficile di altri sottotagli monetari. Per altri il ribaltamento dello unit bias potrebbe rivelarsi un boomerang: se da un lato potrebbe attirare qualche speculatore in più su BTC, dall’altro potrebbe comportare una diluizione del brand Bitcoin, che perderebbe quell’aura di scarsità digitale costruita in anni di comunicazione.

Come accade sempre in Bitcoin, sarà il mercato a decidere. Se abbastanza aziende, sviluppatori e utenti abbracceranno spontaneamente la nuova notazione, essa potrebbe effettivamente diventare standard de facto nel giro di qualche anno, trasformando in curiosità storica il vecchio “0,00000001 BTC = 1 satoshi”. In caso contrario, BIP 177 potrebbe finire archiviata. Sia però ben chiaro: in entrambi i casi, Bitcoin non verrebbe cambiato in alcun modo dal punto di vista tecnologico. Quindi, probabilmente, si potrebbe trattare di un bel nothingburger.

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